Questa mattina [giovedi 11 marzo], all’improvviso si è sviluppato un incendio nella fabbrica di pesticidi Bayer CropScience nei pressi di Ankleshwar, in India. Dall’impianto si sono sprigionati gas tossici, mercaptano e tricloruro di fosforo. Un ingegnere di 27 anni è rimasto ucciso. L’odore ammorbante delle esalazioni si è potuto sentire in tutta la zona. Le ragioni dell’incendio sono ancora da determinarsi. Secondo gli addetti alla sicurezza, l’incendio si è prodotto nell’impianto per la produzione di Ethoprophos. La fuga dei gas è continuata per circa 90 minuti.
L’Ethoprophos, classificato come “estremamente tossico” (classe 1) dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è un componente dell’insetticida Mocap della Bayer. Questo prodotto chimico va a ledere gravemente le funzionalità del sistema nervoso. L’Ethoprophos provoca tremiti, nausea, capogiri e svenimento anche ad esposizione a basse concentrazioni, e paralisi e morte in caso di esposizione ad alte concentrazioni.
Philipp Mimkes della Coalizione contro i pericoli derivanti dalla Bayer, che da più di 30 anni segue l’azione di questa multinazionale, afferma: “Bayer è leader mondiale nel mercato dei pesticidi, ai quali bisogna assegnare la responsabilità dell’inquinamento e di forme di intossicazione in tutto il mondo. Appena qualche settimana fa, noi abbiamo preteso il ritiro di tutti i pesticidi di classe 1, classificati così secondo il protocollo dell’OMS, fra cui l’Ethoprophos.”
Già nel suo rapporto annuale del 1995, Bayer si era impegnata di “sostituire i prodotti di classe 1, secondo il protocollo dell’OMS, con prodotti a debole tossicità.” Fino ad oggi, la società ha mancato alle sue promesse.
Il portavoce della polizia, Shukla, ha dichiarato al Times of India: “Dopo aver ricevuto molteplici lagnanze e denunce, è stato avviato un monitoraggio dell’aria che questa mattina ha confermato l’esistenza nell’aria di una elevata concentrazione di gas tossici. Come conseguenza degli odori nauseabondi, sono stati riscontrati numerosi casi che denunciavano nausee e vomito. La situazione si è normalizzata dopo 9 ore.”
Nell’agosto 2008, un serbatoio di stoccaggio era esploso in un impianto usamericano della Bayer CropScience, nei pressi di Charleston. Avevano perso la vita due lavoratori. Venivano rilevate scosse telluriche nel raggio di oltre 10 miglia. L’Occupational Safety and Health Administration (OSHA), un ufficio governativo per la sicurezza e la salute nel settore occupazionale, dopo avere analizzato l’incidente, ha mosso critiche ai “sistemi di sicurezza difettosi, a lacune importanti nelle procedure di urgenza e alla mancanza di formazione degli addetti agli impianti.”
Secondo un’inchiesta del Congresso degli Stati Uniti, la regione è sfuggita ad una catastrofe, che avrebbe potuto andare ben oltre la catastrofe di Bhopal del 1984. Gli incaricati dell’indagine del Congresso avevano potuto constatare che l’esplosione “era avvenuta pericolosamente nei pressi” di un deposito di stoccaggio di isocianato di metile (MIC), con il rischio di comprometterne la tenuta. Se l’esplosione avesse prodotto lesioni al bacino, “le conseguenze avrebbero potuto eclissare la catastrofe del 1984 in India.”
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Nota di Tlaxcala
Ankleshwar, nello Stato di Gujarat (nord-ovest dell'India), vicino alla città di Bharuch, è nota per la sua zona industriale appartenente alla GIDC (Gujarat Industrial Development Corporation), uno dei più importanti centri industriali in Asia. Attualmente, Ankleshwar conta più di 5000 impianti di prodotti chimici, di piccole e grandi dimensioni. Questi impianti producono fra l’altro pesticidi, prodotti farmaceutici e vernici.

Originale da: Comunicato della Coalizione contro i pericoli derivanti dalla Bayer (Germania)
Articolo originale pubblicato l’11 marzo 2010
L’autore
La Coalizione contro i pericoli derivanti dalla Bayer è un partner di Tlaxcala, la rete internazionale di traduttori per la diversità linguística, dela quale Curzio Bettio è un membro. Questo articolo è liberamente riproducibile, a condizione di rispettarne l'integrità e di menzionarne autori, traduttori e la fonte.
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